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La vera innovazione deve essere "integrale"

Alessandro Benatti • set 24, 2020

Non sia un processo "confinato", ma coinvolga l'intero vissuto aziendale

Tempo di lettura: 3'
Viviamo un epoca in cui abbondano, in mille occasioni, i richiami e le sottolineature all’importanza dell’innovazione e della ricerca come fattori competitivi e chiavi di sviluppo. Sono concetti teoricamente assodati, a cui si accompagna una crescente abbondanza di risorse economiche e consulenziali, volte a sostenere, appunto, attività di ricerca e di innovazione. Tuttavia rimangono ancora troppe le situazioni in cui l’innovazione rimane ascritta ad una singola fase della vita aziendale, o viene riservata ad un singolo ambito di una organizzazione produttiva. Spesso si fanno ricerca e sviluppo per innovare il prodotto, per innovare una fase di processo. Si fa innovazione quando gli utili (generati da strategie tradizionali) lo permettono, o inseguendo le contingenti opportunità di finanza agevolata.
Questo approccio “parziale”, tuttavia, rischia di inficiarne gli effettivi risultati, impedendo che diventino strutturali, pertanto forieri di reale progresso, di un duraturo vantaggio competitivo, di una complessivo superamento degli schemi obsoleti, di una crescita sociale che favorisca tutti gli attori presenti in una comunità, migliorando anche il “clima economico”.
Troppe volte si guarda all’innovazione come opportunità o necessità residuale, e non come percorso di “evoluzione” che, in quanto tale, deve riguardare l’intero corpo e l’intera esistenza di un soggetto produttivo o aziendale.
Non c’è vera innovazione se, oltre ai percorsi di ricerca e di ammodernamento dei prodotti, essa non riguarda tutto il personale e tutte le funzioni. Non c’è vera innovazione senza “formazione continua”, senza incremento del benessere aziendale, senza rafforzamento del senso di appartenenza e condivisione degli obiettivi da parte di tutti coloro che operano nell’azienda, senza un’intensificazione ed uno scambio aperto e proficuo nei rapporti con l’esterno, con gli operatori della ricerca, con gli stakeholder, con i mercati. Non c’è vera innovazione senza diffusione e condivisione (interna e magari anche esterna) della conoscenza, senza tensione verso una generale crescita culturale di tutto il corpo aziendale. Non c’è vera innovazione senza una seria e responsabile misurazione degli impatti reali, di medio e lungo periodo, della propria attività. Non c’è vera innovazione senza Sostenibilità e senza Responsabilità Sociale, consapevolmente proiettate verso uno scenario di solidarietà intergenerazionale.
L’innovazione, insomma, rimane spesso incompiuta e relativamente efficace ogni qualvolta non coincide con un senso di “evoluzione” generale, ogni qualvolta rimane ascritta ai reparti dedicati o alle voci di bilancio tecnicamente e nominalmente ad essa riservate, anziché permeare, orientare e contaminare l’intero quadro delle strategie, delle scelte, delle dinamiche di un’azienda.
L’innovazione vera è un processo estremamente complesso, sfidante, interdisciplinare. Tuttavia, così concepita, essa è l’unica vera “strada maestra” verso la sopravvivenza, il successo, la crescita di un azienda ed il vero progresso di un intero corpo sociale.

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